È possibile trasformare una città, ridisegnarla a misura d’uomo, liberarla da tubi di scarico, traffico, clacson, e inutile stress? Alcuni esempi, vecchi e nuovi, raccontano che si può osare e, spesso, anche riuscirci, con soddisfazione dei cittadini, dell’ambiente e, perché no, anche dei turisti in cerca di una meta da visitare in sella a una bicicletta.
Parigi ridefinisce la sua mobilità
Parigi ha intrapreso un ambizioso piano per promuovere il ciclismo, con la sindaca Anne Hidalgo che ha investito milioni di euro in nuove infrastrutture ciclabili e biciclette elettriche per i residenti. Strade centrali sono state trasformate in autostrade per le biciclette, e i parcheggi per auto sono stati convertiti in rastrelliere per biciclette. Il risultato è stato un aumento del 70% nel traffico ciclistico e una riduzione del possesso di auto dal 60% al 35%, con una diminuzione del 20% delle emissioni di gas serra.
Le città olandesi come modelli di ciclabilità
Le città olandesi, come Amsterdam e Utrecht, sono considerate tra le più ciclabili al mondo, con una cultura radicata del cicloturismo.
La città di Groningen, di origine medievale, è anche una città in espansione. Ciò vuol dire che gli spostamenti crescono e sempre più spazio pubblico viene occupato per la mobilità. Per capovolgere questo assioma e liberare la città dalle automobili private – il mezzo di trasporto che occupa più spazio – lasciando posto ad attività più godibili per tutti i cittadini, il vicesindaco Philipe Broeksma ha una ricetta chiara. In primo luogo bisogna ridurre il limite di velocità nelle aree urbane, per poi dare una nuova forma alle strade, rimuovendo l’asfalto e rimpiazzandolo con aree verdi, aree gioco e luoghi di aggregazione. Promuovere spostamenti che occupano meno spazio come quelli in bicicletta, che sono puliti e salutari, significa restituire ai cittadini aree urbane più attraenti, godibili e, anche, resilienti ai fenomeni del clima.
Perché l’Olanda va in bicicletta?
Le città olandesi, tipicamente le più vivibili per le due ruote, non sono state sempre così. Anche l’Olanda ha vissuto il boom di motori a scoppio e imponenti infrastrutture dedicate alle automobili, avviato nel secondo dopoguerra e perpetrato per decenni. È negli anni ’70, però, che prende forma un movimento – in parte scaturito dall’ennesimo incidente in cui perdeva la vita un bambino di 6 anni – capace di smuovere le coscienze sul tema della sicurezza stradale, intraprendere un percorso di proteste e portare gradualmente – insieme ad altri fattori come l’aumento dei prezzi del petrolio – a cambiare il volto delle città olandesi. Le strade hanno incominciato a rimpiccolirsi, i limiti di velocità sono scesi, sono spuntati dossi e aree pedonali e ciclabili.
Città del Messico premiata dall’OMS: andare in bici fa bene
Usare la bici fa bene alla nostra salute e alle nostre città che con più piste ciclabili e pedonali diventano più belle, salubri, e adattabili ai cambiamenti del clima. Lo dice persino l’Organizzazione Mondiale della Salute che quest’anno ha riservato un riconoscimento, durante il Partnership for Healthy Cities Summit, a Città del Messico, “per il miglioramento della sicurezza stradale e della mobilità attiva e sicura con l’avvio di una pista ciclabile su una strada trafficata che ha portato a un aumento del 275% dei ciclisti”. Grazie al sostegno politico, tra il 2019 e il 2022, più di 140 miglia di nuove infrastrutture per biciclette sono comparse sul terreno di una delle più grandi metropoli al mondo.
In Italia ancora pochi chilometri di ciclabili
Quanto al nostro paese, al di là di alcune eccezioni, le città italiane, sul piano della ciclabilità, restano il fanalino di coda del contesto europeo, con una media, secondo i dati Istat 2022, di 2,8 km di ciclabili per diecimila abitanti. Tuttavia, l’attivismo su due ruote non si arrende e anche quest’anno è stata celebrata la Ciemmona interplanetaria, lo scorso maggio a Lecce. Nell’annuncio dell’evento si leggeva: “Siamo follemente convinti che il mezzo per eccellenza sia la bicicletta, ogni tipo di bicicletta! Crediamo nell’urgenza di pensare gli spazi comuni liberi dalle automobili e noi liberi di respirare, giocare, correre e fermarci secondo le nostre esigenze, usando solo le nostre gambe!”. Gli amministratori olandesi, probabilmente, sarebbero d’accordo.