Differenza tra Attestato di Prestazione Energetica (APE) e LCA
La prima distinzione tra APE ed LCA riguarda la differente fase di analisi, ovvero:
L’attestato di prestazione Energetica (APE) calcola l’energia primaria necessaria per garantire uno stato di comfort d’uso dell’immobile (convenzionalmente fissata in 20°C interni in inverno e 26°C in estate).
L’analisi LCA quantifica gli impatti ambientali dell’intero ciclo di vita dell’immobile (Costruzione (A) – Uso (B) – Demolizione (C) + Riciclo (D))
Di fatto, l’APE analizza (parzialmente) solo 1 delle 3 Fasi del ciclo di vita dell’immobile (fase d’uso), e solo da un punto di vista energetico, kWh necessarie, non di impatto ambientale Co2 emesse.
La seconda differenza tra APE ed LCA riguarda l’oggetto di analisi e l’unità di misura del calcolo:
L’attestato di prestazione Energetica (APE) calcola l’energia primaria (Ep), da forti non rinnovabile, ed è solitamente espressa in kWh/mq anno. Sulla base dell’efficienza termica da calcolo viene quindi premiata una classe energetica migliore.
L’analisi LCA fornisce indicazioni di impronta ecologica, secondo categorie di impatto come il GWP (potenziale di riscaldamento globale), EP (potenziale di eutrofizzazione delle acque), ecc… Sono definite sostanzialmente da due modelli riconosciuti a livello internazionale: CML (sviluppato nel 2001 dall’università di Leiden ed utilizzato in Europa), TRACI (sviluppato dalla US Environmental Protection Agency ed utilizzato in North America).
Qual è la relazione tra efficienza energetica e reale impatto ambientale?
Chiaramente c’è una correlazione tra efficienza energetica ed impatto ambientale. E’ difatti intuibile come, ad un minor consumo energetico in fase d’uso corrispondano, tendenzialmente, meno Co2 emesse in ambiente.
Proprio su questo passaggio si gioca l’enorme confusione ed erronea comunicazione verso la società (per incompetenza professionale e/o per convenienza commerciale). Infatti:
E’ tendenzialmente vera l’affermazione che, ad una più efficiente classe d’uso dell’immobile corrisponda una migliore performance energetica d’uso dell’immobile, e quindi un minor consumo energetico in fase d’uso dell’immobile e una tendenziale diminuzione di emissioni nocive in atmosfera. La correlazione, seppure esistente tra uso di fonte energica ed emissioni di CO2, non è automatica, e può fortemente variare in base all’effettivo vettore energetico impiegato (impianto a Gas o Elettrico)
E’ molto forviante l’affermazione che, ad una più efficiente classe d’uso dell’immobile corrisponda necessariamente un basso valore di impatto ambientale dell’edificio in CO2 emessa (considerando l’intero arco di vita dell’immobile).
Qual è il “costo ambientale” (in fase di costruzione e demolizione) per ottenere la miglior classe energetica in fase d’uso?
Grazie alle domande riportate di seguito si può subito fare mente locale sul “costo ambientale”, infatti:
Come possiamo a priori affermare (in correttezza deontologica) che un edificio in Classe A+ sia sostenibile?
Quali sono stati i sovraccosti (a livello materico-ambientale ed economico) per arrivare all’efficienza della “classe A”?
Qual è stato il sovraccarico nell’iper isolamento (>16cm isolante) in termini economici (LCC) ed ambientali (LCA), e quali reali benefici di efficienza energetica ha portato?
Che tipo di isolamenti sono stati scelti? Sintetici, minerali o naturali?
L’approvvigionamento delle stesse materie prime è locale o dall’altra parte del mondo (Asia o Sud America)?
Possiamo necessariamente affermare che l’immobile progettato ha un limitato impatto ambientale? E’ stato verificato o è un’assunzione a priori?
Relazione tra energia d’uso e ciclo di vita dell’immobile
Per meglio comprendere come l’Energia d’uso sia quantificata nel ciclo di vita dell’immobile, è utile fare riferimento al framework di analisi fornito dalla EN15804+A2.
Nella lettura per fasi del ciclo di vita: Costruzione (A1-A5), Uso (B1-B7) e Dismissione (C), l’analisi di efficienza energetica rientra nella sola fase d’uso (B), e nello specifico nella categoria “Energy in Use” (B6). Questa costituisce 1/7 degli impatti d’uso dell’immobile sull’ambiente.
La differenza di approcci appare ancora più evidente a livello tecnologico delle componenti edilizie.
Esempio di paragone tra serramenti con telaio in legno, PVC, o alluminio. Viene scelto per tutte e tre le tipologie, un tipo di serramento che garantisca lo stesso valore di performance energetica (Trasmittanza Termica Uw =1.1 W/mqK).
Da un punto di vista energetico i tre serramenti appaiono del tutto equivalenti in termini di risposta termica.
Ben diverso è il calcolo LCA (Life Cycle Assessmeent) e LCC (Life Cycle Cost), considerando gli impatti ambientali e i costi iniziali di acquisto, di manutenzione, riparazione, sostituzione a fine vita e possibile riciclo.
Il serramento PVC è generalmente il più economico e resistente agli agenti atmosferici, quindi con meno impatto ambientale e costi nella manutenzione. Tuttavia hanno una durata di vita utile di solo 20 anni. E’ verosimile quindi un cambio di serramenti di 2/3 volte durante l’intero ciclo di vita dell’immobile (60 anni).
Il serramento in alluminio invece è il più costoso e da un punto di vista ambientale è il più impattante, ma ha l’enorme vantaggio di avere una vita utile di 50 anni.
In ottica di analisi dell’intero ciclo di vita dell’edificio, si può pensare che non vengano mai sostituiti.
E’ evidente come l’analisi di impatto ambientale non sia immediata e/o di esito scontato. Richiede un approccio scientifico di valutazione di tutti gli aspetti del singolo ciclo di vita del prodotto in relazione al ciclo di vita dell’intero sistema edificio.