Scopriamo insieme di cosa si tratta...
Il “wishcycling” è una pratica sempre più diffusa tra noi consumatori che, nella buona fede di voler fare la nostra parte per l’ambiente, finiamo per contaminare i flussi di riciclo con oggetti che in realtà non sono riciclabili. Invece di informarci sulle regole locali per il riciclo dei materiali, speriamo che qualsiasi cosa possa essere smaltita nel bidone giusto, “sperando” che verrà comunque recuperata e valorizzata.
Ma il “wishcycling” è un grave errore, perché può causare più danni che benefici all’ambiente. Quando gli oggetti non riciclabili finiscono nei contenitori per il riciclo, la separazione dei materiali diventa più difficile e costosa, e i rifiuti contaminati possono danneggiare le attrezzature di riciclaggio, aumentando i costi di manutenzione e riducendo l’efficienza del processo di riciclo. Inoltre, i rifiuti contaminati possono essere scartati completamente e finire in discarica, dove non si decomporranno e potranno rimanere per centinaia di anni.
Qual è il materiale più colpito dal "wishcycling"?
Le materie plastiche che riportano i codici di identificazione del materiale all’interno del triangolo composto dalle tre “frecce che si rincorrono” sono particolarmente afflitte dal problema del “wishcycling”. Questi codici distintivi spesso inducono il consumatore a credere che l’articolo sia riciclabile, ma in realtà ciò non è sempre vero. Solo il polietilene (PE), il PET e il polietilene ad alta densità (HDPE) sono relativamente facili da riciclare e hanno un mercato per la materia seconda. Gli altri tipi di plastica richiedono invece procedimenti molto più complessi e spesso finiscono in discarica o nell’inceneritore.
Per aiutarti a distinguere i vari tipi di plastica nella raccolta differenziata, ecco un elenco puntato delle categorie più diffuse:
- PET o PETE (Polietilene Tereftalato): usato per le bottiglie di bevande e gli alimenti confezionati.
- PE e HDPE (Polietilene e Polietilene ad alta densità): usato per le bottiglie di detergenti, prodotti per l’igiene personale, sacchetti per la spesa, imballaggi per alimenti.
- PP (Polipropilene): usato per i contenitori alimentari, imballaggi per alimenti, flaconi di cosmetici e farmaci.
- PVC (cloruro di polivinile): usato per tubi, infissi, giocattoli, imballaggi, bottiglie di detersivi.
N.B.: Per essere sicuri di effettuare una corretta raccolta differenziata, è importante informarsi presso il proprio comune o centro di raccolta sulla tipologia di materiale plastico che possono effettivamente riciclare.
Come possiamo fare la "nostra" parte?
Possiamo contrastare il fenomeno del “wishcycling” e promuovere un’economia circolare, basata sulla massimizzazione del valore dei materiali e sulla riduzione degli sprechi, adottando diverse soluzioni. In questo elenco puntato ti presento alcune possibili soluzioni che possono essere utili per contribuire a questo obiettivo:
- Informarci sulle regole locali per il riciclo dei materiali e separarli correttamente, in modo da evitare contaminazioni e garantire il recupero dei materiali.
- Acquistare prodotti sostenibili e utilizzarli fino alla fine della loro vita utile, in modo da ridurre gli sprechi e massimizzare il valore dei materiali.
- Promuovere la collaborazione tra produttori e consumatori per un uso più efficiente delle risorse, ad esempio attraverso programmi di condivisione e riutilizzo di prodotti.
- Rendere più accessibile l’informazione sui materiali riciclabili e sulle alternative sostenibili, attraverso la creazione di piattaforme online o l’organizzazione di eventi di sensibilizzazione.
- Creare campagne di sensibilizzazione per aumentare la consapevolezza sul problema del “wishcycling” e promuovere comportamenti virtuosi.
- Collaborare con le autorità locali per implementare politiche pubbliche di promozione dell’economia circolare, ad esempio attraverso incentivi fiscali per le aziende che adottano pratiche sostenibili.
- Promuovere l’uso di tecnologie sostenibili e di produzione pulita per ridurre l’impatto ambientale delle attività produttive, ad esempio attraverso l’adozione di energie rinnovabili o di processi di produzione a basso impatto ambientale.
Ottime novità in tema di "Economia circolare" per l'Europa
Un’economia circolare autentica implicherebbe una diminuzione significativa dell’estrazione e dell’utilizzo di materie prime. Ciò sarebbe possibile grazie a una società incentrata sui servizi, in cui i prodotti e i materiali circolano il più a lungo possibile. Questo futuro è delineato nel “Libro bianco“, intitolato “Reimmaginare la direttiva quadro sui rifiuti“, redatto da Eunomia Research & Consulting. Tale libro propone una revisione della direttiva a breve termine (entro il 2026) e ne traccia le linee guida, ovvero:
- Creare un ambiente normativo più favorevole per i prodotti riutilizzabili, riparabili e rigenerabili;
- Stabilire standard chiari che i sistemi di riutilizzo dei prodotti devono soddisfare in termini di prestazioni ambientali;
- Individuare una gerarchia di riciclo più dettagliata che identifichi un riciclo di alta qualità;
- Incentivare una selezione dei rifiuti indifferenziati volta a massimizzare l’estrazione di materiali riciclabili e ridurre le emissioni dovute al trattamento.
Per realizzare tutto ciò, però, dobbiamo iniziare a lavorare sin da ora, soprattutto nell’imminente revisione della direttiva quadro sui rifiuti. Tale normativa ha orientato la politica comunitaria del settore sin dal 1975, ma ora rappresenta l’opportunità di sviluppare un quadro politico coerente per raggiungere l’obiettivo di un’economia circolare.